2014/11/21-23 | RifugioPLUS a Biennale Sessions
RIFUGIOPLUS ALLA 14. BIENNALE DI ARCHITETTURA DI VENEZIA
Rifugio fondamentale per l’architettura Roberto de Rubertis (1)
Il 23 ottobre si è conclusa l’edizione 2014 della Biennale di Venezia, curata da Rem Koolas e dedicata ai “Fundamentals” dell’architettura, vale a dire agli elementi lessicali basici e ineludibili del costruire in ogni tempo e in ogni luogo. Il padiglione italiano è stato indirizzato quest’anno da Cino Zucchi sul tema degli “innesti”, intesi come inserimento di morfemi contemporanei nella preesistenza, per una concrescita armoniosa e feconda. L’uno e l’altro temi sono di grande attualità nella ricerca architettonica contemporanea, tutta orientata verso un modo nuovo di guardare all’eredità storica, tutelandola pur nel rinnovamento.
Uno spazio specifico per questo stimolante binomio è stato individuato dai docenti di Architettura del Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica dell’Università di Trento (2), che hanno proposto un ambito applicativo singolare e stimolante: il tema del “rifugio” come occasione sperimentale eccellente per un “innesto fondamentale”.
Dove le condizioni ambientali sono al limite della sopravvivenza, o quando ci si vuole misurare con concezioni dell’abitare insolite e provocatorie, si impongono restrizioni forti all’espressione architettonica e la libera immaginazione deve fare i conti con situazioni non-standard. Per una residenza in condizioni estreme, perciò di per sé già problematica, l’idea di proporre sintesi linguistiche innovative ma non perturbatrici si è presentata come una sfida ardua.
All’interno di Biennale Session riservata alle scuole, un’efficiente equipe di docenti e allievi ha organizzato con entusiasmo e coraggio una mostra e una tavola rotonda, volgendo a vantaggio inventivo la difficoltà di fondo; (3) proprio dove era evidente il pericolo di ripercorrere vie ovvie e banali oppure di esondare nell’arbitrario e nel gratuito, si è invece constatato che la difficoltà può tramutarsi in vantaggio e che la severità dei vincoli può indirizzare la ricerca verso soluzioni straordinarie.
L’esito sorprendente del lavoro è che l’incredibile varietà qualificata di soluzioni proposte è stata suscitata proprio dall’essere anomalo il contesto dei vincoli scelti. Le invenzioni architettoniche messe qui alla prova da stimoli insoliti, sono confluite nella ricerca di un lessico architettonico equilibrato e al tempo stesso innovatore, ma, sorpresa! Anche omogeneo e coerente.
Una bella e importante conferma del modo naturale in cui procede il processo evolutivo: quando l’ambiente è al contempo fortemente problematico e sollecitante, la competizione tra le soluzioni possibili si fa più varia e feconda e il confronto incentiva la selezione naturale facendola convergere più efficacemente verso soluzioni vantaggiose.
L’esperimento è stato condotto, come lo spirito di questa biennale aveva suggerito, non solo sul piano della salvaguardia della preesistenza ma anche su quello dell’economia del suolo, percorrendo la sana via del “costruire nel costruito”. I progetti elaborati e gli studi che li hanno legittimati sono stati illustrati applicando tecniche di rappresentazione d’avanguardia, ben acquisite dagli studenti trentini e ben coordinate dai docenti che li hanno guidati in questa sfida. Ne sono scaturiti così anche esiti di spettacolarità figurativa che hanno fatto ben comprendere ai numerosi e attenti visitatori su quale linea ci si è mossi.
1 Professore emerito della “Sapienza” Università di Roma.
2 Claudia Battaino (Architettura e composizione architettonica 2), Maurizio Costantini (Organizzazione del cantiere), Maria Paola Gatti (Recupero conservazione e ristrutturazione degli edifici),Claudio Lamanna (Architettura e composizione architettonica 3), Giovanna A. Massari (Disegno Automatico), Alessandra Quendolo (Restauro architettonico), Cristiana Volpi e Matteo Zambelli (Storia dell’Architettura moderna).
3 La mostra di progetti del corso di Studi in Ingegneria Edile-Architettura è stata allestita da Claudio Lamanna e da Alessandra Quendolo. Alla tavola rotonda, introdotta da Marco Tubino (direttore del DICAM) e coordinata da Bruno Zanon (Tecnica Urbanistica), hanno partecipato Luciano Bolzoni (Milano), Matteo Scagnol (Bolzano), Juan Luis Trillo De Leyva (Siviglia).
Claudio Lamanna
Domenica 23 novembre si è chiusa la quattordicesima edizione della più autorevole rassegna mondiale di Architettura: la Biennale di Architettura di Venezia, cui hanno partecipato, quest’anno, 65 paesi che per quasi sei mesi hanno animato la città con mostre, dibattiti e convegni nei padiglioni storici ai Giardini e all’Arsenale, e in altre diffuse aree nel centro storico di Venezia.
Quest’anno, per la seconda volta dopo l’esordio alla Biennale 2012, all’importante manifestazione culturale ha partecipato anche l’Università di Trento con un proprio evento nella sezione Biennale Sessions: una tre giorni di workshop, nel weekend conclusivo della kermesse veneziana, dedicata all’architettura dei rifugi.
Il curatore generale della Biennale 2014, l’architetto e teorico olandese Rem Koolhas, aveva lanciato a tutti i partecipanti, fin dallo scorso anno, una proposta di lavoro identificata dalla parola guida Fundamentals: una ricerca sugli elementi basici e ineludibili di tutta l'architettura utilizzati da ogni architetto, in ogni tempo e in ogni luogo. Su questo tema di riflessione ha chiamato a esprimersi i vari paesi, enti espositori e invitati.
A questa suggestione, la scuola di architettura dell’Università di Trento ha risposto con il workshop Refuge Fundamentals, individuando nel concetto di Rifugio una doppia valenza.
Innanzitutto, architettura per condizioni ambientali e geografiche di limite dell’insediamento umano in quota – l’ambiente alpino che caratterizza una parte significativa del paesaggio trentino, contesto di riferimento naturale della nostra Università e in particolar modo del Dipartimento di Ingegneria di Mesiano.
La seconda fondamentale valenza del rifugio ha un carattere più generale di forma elementare di riparo che genera gli spazi essenziali dell’abitare, da cui ha tratto origine l’Architettura e ancora oggi trae origine ogni progressiva qualità estetica delle architetture.
Il rifugio dunque approda in laguna come tema caratterizzante con cui si presenta il corso di studi in Ingegneria edile-architettura di Trento. L’evento che si è svolto dal 21 al 23 novembre all’Arsenale di Venezia ha rappresentato un’uscita in pubblico per i progetti di diversi laboratori di architettura operativi a Trento, estendendo a diversi corsi il tema contrale di RifugioPlus: un corso di progettazione architettonica dedicato alle condizioni estreme dell’architettura contemporanea - l’ambiente di alta quota - avviato da due anni nella nostra Università.
Quattro corsi di architettura della laurea magistrale in Ingegneria edile-architettura (Storia dell’architettura contemporanea con Laboratorio, Composizione architettonica 2 e 3 e Rappresentazione dell’architettura) - hanno condotto quest’anno la loro esercitazione con gli studenti, applicandosi al tema del rifugio da specifici punti di vista disciplinari e hanno portato in mostra a Venezia lo stato di avanzamento dei loro lavori ancora in corso: tre gruppi di grandi modelli plastici di architetture e, con altrettanto forte impatto comunicativo, un video di rappresentazione del contesto ambientale e paesaggistico dedicato ad una serie di rifugi nei gruppi dolomitici trentini del Brenta e del Catinaccio.
A questi work in progress si integravano elaborati finiti, ovvero pannelli e poster sintetici di tesi di laurea condotte negli ambiti didattici e di ricerca attivi in tal senso nella nostra scuola: Conservazione, recupero e ristrutturazione degli edifici, Organizzazione del cantiere e Restauro dell’architettura, Disegno e rappresentazione dell’architettura. Sono casi di studio, dedicati alle architetture non necessariamente in quota, ma comunque riconducibili al concetto di riparo, difesa e presidio di territori al limite tra gli insediamenti umani e la montagna come ad esempio masi, castelli, eremi.
Seguendo la formula sperimentata nel workshop “Recycling Common Ground”, che curai per la Biennale 2012, la struttura del workshop era imperniata su tre momenti corrispondenti ai tre giorni di presenza di UniTrento alla 14. Biennale: approntamento e allestimento dei progetti di comunicazione; tavola rotonda internazionale con invitati / discussant esterni alla nostra università, costituiti poi in giurì di valutazione dei lavori presentati; mostra aperta al pubblico vasto dei visitatori della Biennale. In realtà però, la posizione centrale della Sala d’armi all’interno dell’Arsenale, il fervore degli studenti coinvolti (circa 250) e la comunicatività dell’allestimento hanno fatto sì che fin dalla mattina del primo giorno le due sale di Refuge Fundamentals fossero frequentate con curiosità da numeroso pubblico qualificato che si è soffermato con interesse e con lusinghieri commenti sull'originalità e qualità dei prodotti.
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